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Miglio Indiano – il cereale più ricco di acido silicico

Immagini tratte da wikipedia

Storia e coltivazione

Il cosiddetto finger millet (miglio dito), Eleusine coracana (il nostro Coracana), è un cereale molto importante in zone semi-aride dell’Africa e dell’India. Dalle origini Africane, questo miglio è arrivato in asia 3.000 ani fa ed è attualmente ampiamente coltivato nell’Africa dell’est e in tutta l’India. Questo cereale è al terzo posto come produzione nelle regioni semi-aride del pianeta, dopo il sorgo e il miglio perlato.

Il miglio indiano possiede un apparato radicale molto sviluppato, che ne permette la sopravvivenza in zone a bassa piovosità e risulta molto utile a ridurre i fenomeni erosivi in zone che ne sono particolarmente soggette. Coltivato da 500 fino a 2400 m sul livello del mare, in zone a clima tropicale,  riesce a resistere e a crescere a temperature che sfiorano i 40°C, anche senza l’ausilio di sistemi di irrigazione.

Questo cereale ha grande importanza per la sua versatilità come alimento di base, per le sue eccellenti qualità di stoccaggio, resistenza a malattie e parassiti e resistenza a stress idrici. Grazie al suo breve ciclo vitale, in alcune regioni si può ottenere più di un raccolto all’anno. Queste caratteristiche rendono il miglio indiano una coltivazione importante in aree con basse precipitazioni, accessibile anche alla popolazione più povera e fonte importante di cibo durante le carestie.

Utilizzi

In forma di farina il finger millet viene frequentemente utilizzato per fare pane, torte o in zuppe e minestre. I semi possono anche essere arrostiti per produrre pop corn o fatti germogliare prima di essere consumati, aumentandone così fortemente il valore nutritivo. Dalla loro fermentazione si può ottenere la birra o una bevanda dal forte contenuto alcolico.

Questo miglio viene solitamente consumato nelle zone rurali del sud dell’India, dove la farina integrale viene utilizzata per fare gnocchi, polente o pancake e altre preparazioni. La farina viene anche fermentata, mescolata con il riso e consumata come porridge chiamato ambali o koozh, proprio questo processo di fermentazione migliora drasticamente i valori nutritivi di questo alimento, aumentando la disponibilità di proteine e dei minerali di cui esso è ricco.

Proprietà

Il Miglio Indiano contiene molti micronutrienti come calcio, siliciofosforo, ferro, magnesio, zinco, sodio  e potassio. A causa della presenza di antinutrienti come tannini e fitati, questi micronutrienti risultano meno disponibili, nonostante ciò, questo miglio resta la più ricca fonte di calcio e ferro tra i cereali.

Scopri di più sulle proprietà del silicio organico

Le sostanze cosiddette antinutrienti sono, in particolare i tannini, di cui il finger millet è il più ricco tra le varie qualità di miglio, e l’acido fitico*. A causa della loro capacità di legarsi con ioni e proteine, queste sostanze possono rendere i minerali meno disponibili e abbassare le proprietà nutritive degli alimenti. Questi antinutrienti possono comunque essere rimossi tramite alcune tecniche di lavorazione del prodotto, come la germinazione, la fermentazione, la decorticazione o il maltaggio.

Benefici

Il Miglio Indiano contiene quasi la metà degli aminoacidi essenziali tra cui la lisina, la metionina,il triptofano e la treonina, il che lo rende un alimento ideoneo per una dieta di base. Questo cerale aiuta ad abbassare i livelli di glucosio nel sangue, riduce i livelli di colesterolo, ha proprietà protettive verso le funzioni renali, riduce il deterioramento delle fibre collagene grazie al suo elevato contenuto di silicio, ha elevate proprietà antibatteriche e antiossidanti, mentre  i suoi germogli hanno provato di essere in grado di aumentare la concentrazione di emoglobina nei bambini.

Considerato uno degli alimenti meno allergenici e più digeribili disponibili, la sue capacità riscaldanti aiutano a mantenere caldo il corpo durante la stagione più fredda. La sua attività antiossidante è determinata principalmente dal contenuto di beta-carotene e acido linoleico dello strato più esterno del seme, il quale mostra anche una elevata attività antimicrobica, caratteristiche che rendono il finger millet un buon candidato come antiossidante e conservante naturale per i cibi.

* L’acido fitico (o acido inositol-esafosforico) è la principale forma di deposito di fosforo in molti tessuti vegetali, specialmente nella crusca, nei semi e nella frutta secca (mandorle, noci ecc.). L’acido fitico e i fitati non sono digeribili per gli esseri umani o per gli animali non ruminanti, quindi non costituiscono una fonte di inositolo o fosfato se mangiati direttamente. Inoltre chelano e quindi rendono inassorbibili alcuni importanti microelementi come zinco e ferro, e in misura minore anche macroelementi come calcio e magnesio. Per l’effetto chelante di altri elementi nutritivi, i fitati sono considerati antinutrizionali, cioè ad effetto contrastante la nutrizione. La demolizione dell’acido fitico nei ruminanti, che permette la assimilazione regolare dell’inositolo, e la eliminazione dell’effetto chelante, è dovuta alla azione lisante e di dissolvente molecolare della flora batterica intestinale del rumine. Fitina e acido fitico, maggiormente presenti nella soia e, in quantità molto più piccole, nella crusca dei cereali, sottraggono calcio e ferro all’organismo. La cottura e l’enzima fitasi riducono questa azione, che si unisce a quella dei fitati contro i radicali liberi. -da https://it.wikipedia.org/wiki/Acido_fitico-

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